Sara Camurri
Storia di una sopravvissuta al suo primo anno di partita iva
Partiamo con un dato di fatto
L’ultima volta che ho fatto un giro da queste parti era Aprile 2021. Un anno fa scrissi l’articolo che parlava del mio tuffo dal trampolino della libera professione dopo aver perso il confortevole salvagente del contratto a tempo indeterminato in agenzia di comunicazione.
Non mi piace constatarlo, ma è la verità e, ahimè, bisogna farlo: non scrivo sul mio Blog da un anno. Io che scrivo per aziende, agenzie, privati, liberi professionisti… Io che scrivo per lavoro sui Blog e sui mezzi di comunicazione degli altri, sì, proprio io, non scrivo qui da un anno.

E superiamolo…
Non dirmi che è normale e che “il calzolaio va sempre con le scarpe rotte” perché non ci credo poi così tanto. Io credo che non si abbia mai abbastanza tempo e, nel mio caso, energia, da dedicare alla propria comunicazione sul Blog, che dovrebbe essere prioritaria, essendo io Freelance. E allora è così che va a finire… Che passa un anno.
Ehi, ALT: non è che in questo anno abbia lavorato esclusivamente per clienti e non per il mio personal brand. Nossignori: ho fatto e brigato parecchio altrove, in luoghi miei, in luoghi non miei e anche in luoghi miei per metà. :)
Adesso però basta con questo “j’accuse” allo specchio.
Sto parlando di nuovo con te scrivendoti dal mio Blog, no?
E questo mi fa sentire bene. Sono tornata qui solo adesso e, guarda un po’, nel mentre ho compiuto anche il mio primo anno da libera professionista. Parliamone e parliamone qui. Perché questo è il giusto posto per farlo.
Il tempo necessario. Il mio.
Un anno da Copywriter Freelance, un anno e mezzo in realtà, se contiamo anche i primi mesi di avvio della libera professione, quelli in cui il coraggio di chiamare il commercialista per aprire la partita iva proprio non ce l’avevo.
In quei mesi però ho fatto prender vita alla nuova me, o meglio, ho scoperto che potevo effettivamente essere una Copywriter Freelance.
Avevo lavorato 6 anni in agenzie, avevo sempre ambito ad una posizione senior all’interno della mia ultima agenzia, amavo lo scombussolamento quotidiano che si vive all’interno di questi ambienti a tratti surreali e che tanto m’affascinavano dall’inizio della mia carriera (vedi alla voce “stage con rimborso spese”.) Insomma, non era così scontato riuscire nell’intento. E dopo 6 mesi ho capito che ci stavo riuscendo: ho chiamato il commercialista e a inizio Marzo 2021 avevo la mia partita iva a regime forfettario. Era proprio lì, splendida splendente.
Non nascondo questi primi mesi di timore e incertezza perché penso che siano fisiologici e non mi vergogno nel dire che per costruire la mia casa sono stata cauta. Poi, in realtà, le fondamenta hanno smesso di scricchiolare prima del previsto e questo mi ha resa così felice da darmi la forza di fare quel passo.
Da quel momento ho portato avanti la libera professione con la stessa serietà, dedizione e responsabilità di prima.
Soltanto che ora è davvero tutto fottutamente… Vero. Rischi più veri, soldi in tasse e commercialista. Tutto vero - verissimo.
Ho sempre amato le montagne russe
Vado controtendenza forse, ma io in quest’articolo vorrei porre luce sui periodi di sconforto.
Ma dai, in un solo anno / anno e mezzo, Sara?
Sì. Ce ne sono stati. Mi sembra di vivere su una montagna russa: adrenalina quando vai sù, adrenalina quando scendi giù. Il punto è che è sempre tutto così forte quando lavori da solo e solo per te stesso: le vittorie sono incredibilmente impattanti e le sconfitte lo sono altrettanto. Anche a livello emotivo.
Perché diciamocelo chiaramente: il lavoro si mischia al resto quando sei freelance. Diventa tutto un mix di emozioni. Io penso sia inevitabile e, onestamente, non mi dispiace. Quello che mi dispiace è vivere emozioni negative causate da periodi di calo dei progetti commissionati, periodi in cui nessuno ti risponde alle email, giorni in cui una collaborazione che amavi si interrompe così, dal giorno alla notte. Adiòs.
Bocca secca e groppo in gola.
Mi ci è voluto un po’ a imparare che, dopo le batoste, se ci si continua ad impegnare allo stesso modo, arrivano sempre nuove opportunità.
Anzi, sai cosa ti dico? Che sto ancora imparando. Sto ancora imparando ad accettare che c’è chi se ne va, ad accettare che mi sono sbagliata io nel lavorare ad un progetto che non faceva al caso mio, che avrei potuto valutare meglio quel preventivo, che avrei dovuto affidarmi di più alle mie sensazioni in quella call conoscitiva… La lista dei “che” sarebbe ancora lunga, mi fermo qui perché credo (e spero) che il senso sia arrivato.
La giostra non si ferma (per ora)
L’instabilità intrinseca alla libera professione è ciò che in assoluto mi turba di più di questa stupefacente avventura e, chissà, forse continuerà a farlo anche dopo altri anni d’esperienza.
Non mi servono metodi da guru per contrastarla: devo accettarla, metabolizzarla ogni volta
in cui mi si presenta sfacciatamente e prepotentemente davanti… Dici niente!
Oggi mi trovo in questo mare in cui le onde s’infrangono su scogli ancora poco levigati… Ma sono anche qui che penso a com’era il mare in cui navigavo prima, così apparentemente calmo e poi così tempestoso allo stesso tempo.
E sai che c’è? Non tornerei mai indietro.
Preferisco farmi qualche altro giro sulle montagne russe. ;)